Intervista a Fabiola Gravina, autrice de "Il tempo che credevo di aver perso"

Buonasera followers!
Oggi mi sento particolarmente attiva, dopo quasi un'intera giornata a letto con l'emicrania direi che devo esserlo per forza!

Ed eccomi qui, con la prima intervista in assoluto per il mio adorato blog...
Sono orgogliosa di inaugurare questa "sezione" con le parole di Fabiola Gravina, autrice di uno dei romanzi più belli che io abbia mai letto: "Il tempo che credevo di aver perso". La recensione potete leggerla qui e vi invito assolutamente a farlo!

E ora passiamo all'intervista!!

Benvenuta  Fabiola, parlaci un po’ di te  e dei tuoi interessi.
Ciao a tutti. Mi chiamo Fabiola Gravina, sono nata e vivo a Marsciano, in provincia di Perugia, lavoro a Terni in un'azienda di informatica. Sono socievole e tollerante, dinamica e instancabile. Amo viaggiare per le città d'arte, fare lunghe camminate in campagna, dedicarmi al bricolage,  ma la mia grande passione è  la lettura, cui si è aggiunta nel tempo  la scrittura.

Da quanto tempo ti dedichi alla scrittura?
Scrivo diari fin da bambina, ma l'impulso verso il gusto di scrivere per scrivere è cominciato più o meno otto anni fa, quasi per gioco,  una sfida con me stessa che  è diventata vera passione. Non sono più riuscita a fermarmi.

Una passione sbocciata in età matura, quindi.
Sì, possiamo dire così, considerando i miei  cinquant'anni. L'ho definita 'passione latente', venuta fuori non appena le condizioni lo hanno permesso. Con i figli ormai grandi  ho recuperato spazio e  tempo per me. La maturità, inoltre,  fornisce una sensibilità diversa, cambia il modo di percepire le cose,  rende più oggettivi, più osservatori e fa  vivere le emozioni in maniera più consapevole.

Parlaci un po’ del tuo libro, Il tempo che credevo di aver perso, e della scintilla che ha fatto scattare la storia.
Questa storia ha preso spunto da fatti realmente accaduti che mi hanno ispirato e su cui ho  lavorato sopra. Per l'esattezza un vestito da sposa rimasto non indossato. Non avevo l'intera trama quando ho cominciato a scrivere, è venuta strada facendo. Ho sperimentato sulla mia pelle cosa intendesse Michelangelo quando diceva che le sue sculture  erano  già nel blocco di pietra e suo compito era soltanto liberarle.

Giulia è una ragazza ferita che  fugge sperando di risolvere i suoi problemi, ma non è la soluzione, sembra dire il romanzo.
Già. Scappare è la strada più facile, ma non risolve. Possiamo barare con noi stessi, ma non funziona. Occorre affrontare con coraggio le situazioni che ci tormentano e gestire i complicati rapporti di relazione. Giulia rincorre tutto ciò che non ha  detto o non ha fatto, rimette in discussione la sua identità, inizia un percorso di formazione che la porterà ad analizzare l'amore in tutte le sue forme, familiare,  di coppia e anche riscoprire il senso dell'amicizia quasi dimenticato.

Il dolore dunque aiuta a crescere?
Credo di sì. Il dolore spinge  alla chiusura in sé stessi e offre l'occasione per riflettere sul senso dell'esistenza. Niente come il dolore  sbatte in faccia la necessità di dare un significato alle proprie azioni, oltre alla consapevolezza della preziosità del tempo che è limitato e non va sprecato.

Dove prendi gli spunti per i tuoi personaggi?
I miei personaggi sono uomini e donne impegnati nell’attività della vita, come tutti noi. Parlo delle cose che conosco, di ciò che mi capita ogni giorno o di ciò che vedo accadermi intorno, mi travesto sotto i miei personaggi, mi commuovo e mi diverto per le cose che scrivo, sono parte di me, per questo posso dire di mettere l’onestà in  quanto racconto. Il romanzo è una storia d'amore, ma tratta anche del rapporto genitori-figli, del valore dell'amicizia, delle difficoltà per tener salda una coppia, situazioni che tutti noi incontriamo quotidianamente.

Cosa ci puoi dire della scelta di New York?
E' una città piuttosto inflazionata, lo ammetto, ma si combinava bene con la protagonista. Ci sono stata  un'intera  settimana e mi ha sconcertato per le sue caratteristiche. Inoltre  mi piaceva  il contrasto con la mia Perugia, borgo medioevale di straordinaria bellezza.  L'idea delle fotografie è venuta per caso mentre scrivevo, poi con l'editore abbiamo deciso di lasciarle.

Nel tuo libro si percepisce ovunque la passione per i libri.
E' vero. Il romanzo è permeato di libri. Giulia fa la traduttrice e nel tempo libero legge libri. Questa storia parla di libri, anche i libri fanno parte della vita.  Il Moby Dick di Melville e gli altri romanzi citati erano sul mio comodino mentre scrivevo la trama, è stato inevitabile catapultarli dentro.  Credo fermamente che la cultura eserciti una funzione di sostegno al buon governo di una società, arricchisce e rende migliori, anche se nello stesso tempo fornisce maggiore consapevolezza della volgarità e del disfacimento morale che ci circonda.

Questo è un blog che parla di libri, quindi ecco la domanda prevedibile: quali sono le tue letture/autori preferiti?
Leggo soprattutto i classici, in particolare la letteratura americana postmoderna. Adoro Saul Bellow per la sua ironia nel raccontare le vicende di tutti i giorni, Faulkner per il suo particolare stile, Virginia Woolf e John Fowles. Fare una lista mi è impossibile. Tra gli italiani direi Mario Soldati, Buzzati e il geniale Calvino. Leggo anche gli esordienti, per solidarietà.

Ci sono degli autori che ti hanno influenzato o aiutato a crescere nel tuo lavoro di scrittrice?
Ogni libro che leggo mi lascia qualcosa dentro, ma ritengo di dover molto a Steinbeck  e Virginia Woolf .

Scegli 3 libri da portare con te su un isola deserta.
Soltanto 3? Sono in seria difficoltà. Vediamo, direi senz'altro Anna Karenina di Tolstoj, Lolita di Nabokov, uno qualunque di Saul Bellow e poi Steinbeck ah già, avevamo detto tre.  Adoro i capolavori che  hanno come protagonista un personaggio femminile, la scrittura è stata per molto tempo appannaggio maschile, ma le storie  sono di donne e come potrebbe essere altrimenti?

Come è arrivata la decisione di pubblicare?  
Ho fatto leggere il romanzo ad alcuni amici fidati, ero curiosa di avere un riscontro su quanto creato, ma non pensavo di pubblicare. Mi  hanno tutti  incoraggiato ma  è stato un mio amico giornalista a  farmi rotolare giù per il piano inclinato. Non è stato facile separarmi dalla mia creatura, perché una volta pubblicato il libro non appartiene più all'autore ma diventa di tutti.

Che rapporto hai con la tua Casa Editrice? Ti senti seguita dal tuo editore?
La  0111Edizioni è una piccola Casa Editrice, seria e professionale. La ringrazio  per avermi dato la possibilità di pubblicare,  mi supporta soprattutto nel lato web e  in termini di vendite online, ma della promozione del mio romanzo me ne occupo personalmente. Il sostegno e il passaparola degli amici è stato un modo per farmi conoscere in giro e tu Pamela sei la dimostrazione.

La cosa più bella di questa avventura?                 
Il ricordo più emozionante è l'apertura della prima scatola con dentro le copie del libro stampato. Le soddisfazioni più belle sono  rappresentate dal  dialogo con i miei lettori. E’ molto importante per uno scrittore, si utilizzano le critiche per crescere e migliorare.

Hai altri progetti in cantiere?
Sì, ci sono altri progetti in cantiere, ma per il momento non anticipare nulla.

Che dire ancora? Grazie Fabiola e in bocca al lupo!
Grazie a te,  Pamela, per avermi concesso quest’opportunità. Vi aspetto tutti nella mia pagina facebook!

Bene, ora che avete avuto l'occasione di conoscere un po' meglio Fabiola, vi invito a visitare la sua pagina Facebook ed acquistare il suo splendido romanzo, che vi rimarrà nel cuore. Parola mia.

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5 commenti

  1. Non sono ancora riuscita a leggere il suo libro, ma lo trovo davvero intrigante!!!
    Una bella intervista!!! :)

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  2. Io ho amato questo libro... Fabiola è davvero brava, uno stile unico... leggilo mi raccomando :)

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  3. Ciao, volevo farti i complimenti per questa magnifica pagina e dirti che ho preso il tuo banner! A presto!

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  4. Ciao Laura ! Grazie mille per i complimenti e per la condivisione del banner :) a presto!

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  5. […] con il suo romanzo d’esordio, Il Tempo che credevo di aver perso. Qui trovate la recensione e qui l’intervista alla scrittrice. Come scrivevo in […]

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